Caratteristiche e ingredienti dei barley wine

Tra le tante tipologie brassicole proprie della cultura britannica, un ruolo speciale è riservato ai cosiddetti Barley Wine, veri e propri “vini d’orzo” chiamati così a causa dell’elevato tenore alcolico e di alcune sfumature organolettiche che possono ricordare il vino. 

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Le origini delle birre invecchiate

La storia dei Barley Wine affonda nella locale tradizione delle birre “stale”, termine con cui si indicavano le birre da invecchiamento e che si contrapponeva alle “running beers” (o “mild”), quelle cioè da consumare fresche appena uscite dal birrificio. 

La predisposizione alla conservazione prolungata aveva ovviamente ripercussioni a livello aromatico, in particolare per effetto del processo di ossidazione capace di far emergere note marsalate. Inoltre l’invecchiamento era quasi sempre effettuato in botti di legno, che contribuivano, con la loro dote di batteri e lieviti selvaggi presenti nelle doghe, ad aggiungere sfumature funky e una certa acidità.

I Barley Wine moderni sono chiaramente molto lontani da quelli del passato, perché nel tempo sono state perfezionate le tecniche produttive ed è stato possibile ottenere birre più pulite. Tuttavia la moda delle birre affinate in legno sta in qualche modo facendo riaffiorare un modo antico di intendere questo stile brassicolo, tanto che oggi possiamo considerare due grandi famiglie di Barley Wine: quelli “normali” maturati in acciaio, e quelli barricati che subiscono un passaggio in botte. 

Un’altra suddivisione, come vedremo, è tra la classica interpretazione britannica della tipologia e quella più moderna di stampo statunitense.

 

Le caratteristiche distintive di un Barley Wine

 

In generale i Barley Wine moderni sono di colore piuttosto variabile (dal dorato-ambrato fino al marrone scuro) e dal profilo aromatico ricco e complesso. Ovviamente sono birre forti, da sorseggiare con calma, magari a fine pasto. 

Sono tendenzialmente dolci, sebbene ne esistano versioni (soprattutto statunitensi) contraddistinte da una chiusura amara decisa. Le note aromatiche più comuni sono riconducibili a suggestioni di frutta secca, caramello, biscotto, datteri, frutta sotto spirito e ciliegie, oltre a sfumature di tipo vinoso e marsalato. 

Come accennato, con il diffondersi della moda birraria degli affinamenti in legno è sempre più facile trovare sul mercato Barley Wine maturati in botte. In tal caso il nome dello stile può essere sostituito da appellativi diversi, come Specialty Wood Aged Beer, spesso utilizzato nei concorsi internazionali.

Mantenendo fede alla propria origine, i Barley Wine rappresentano probabilmente il miglior stile birrario da invecchiamento. È consuetudine piuttosto diffusa lasciare in cantina le migliori incarnazioni della tipologia, alcune delle quali possono riposare per molti anni. Il passare del tempo ha chiaramente delle ripercussioni sul profilo organolettico della birra: l’effetto più evidente è relativo all’ossidazione, che a lungo andare contribuisce alla comparsa di toni marsalati e di sherry. 

In generale comunque l’invecchiamento, se non troppo prolungato, “ammorbidisce” un Barley Wine e lo rende più armonioso. Alcuni esemplari invecchiati sono molto ricercati e possono raggiungere cifre ragguardevoli sul mercato secondario.

 

Inghilterra e America: due interpretazioni del Barley Wine

Come accennato, esistono differenze anche relativamente marcate tra Barley Wine di stampo britannico e americano

I primi sono focalizzati sulla componente maltata, decisamente ricca e complessa, che emerge in maniera netta rispetto al contributo degli altri ingredienti. I secondi invece portano in primo piano anche il luppolo, con sfumature agrumate, fruttate e resinose tipiche delle varietà statunitensi, capaci di fondersi con la ricchezza del resto del ventaglio aromatico. 

In tutti i casi la presenza alcolica è facilmente avvertibile e, nelle migliori interpretazioni dello stile, tende ad accompagnare la bevuta con una sensazione di caldo abbraccio, rendendo i Barley Wine (inglesi o americani che siano) birre perfette per scaldarsi durante i mesi più freddi.

Nello specifico, i Barley Wine inglesi ricorrono a malti molto pregiati, con una percentuale non indifferente di malti caramellati. I luppoli invece appartengono alle classiche varietà inglesi (Northdown, Target, East Kent Goldings, Fuggle) così come il lievito, capace di contribuire, seppur con eleganza, alla formazione del profilo aromatico. 

I Barley Wine americani, invece, utilizzano principalmente malto Pale, evitando il ricorso a varietà speciali per non rischiare di coprire troppo il contributo dei luppoli, che sono decisamente più evidenti rispetto alle cugine inglesi. A proposito di luppoli, chiaramente sono previste cultivar americane, sebbene siano ammesse altre varietà moderne e particolarmente aromatiche. Il lievito utilizzato è piuttosto attenuante, ma di base anche gli American Barley Wine presentano un certo residuo zuccherino: sono dunque birre spostate sulla dolcezza, che richiedono di essere bevute a piccoli sorsi così come le controparti britanniche.  

I Barley Wine rappresentano lo stile di origine britannica più alcolico in assoluto. Hanno caratteristiche molto peculiari, che cambiano in base alla cultura brassicola di riferimento.

 

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