Alla scoperta di Soraya, l'experimental beer di Baladin

Nel riso è sostanza e letizia (Veda, testo sacro indiano)

Cibo quotidiano per Cina e India, le due nazioni più popolose al mondo, il riso è da secoli anche un'icona gastronomica dell'Italia Settentrionale ove ha trovato, tra Lombardia e Piemonte, un territorio in cui esprimere al meglio le sue potenzialità gustative e nutrizionali.

Come ogni cereale, anch'esso può fermentare e fungere da base per produrre bevande inebrianti: la millenaria tradizione giapponese del sakè ne è la più peculiare dimostrazione ma nello stesso impero del Sol Levante, così come in Cina, il candido chicco ha da sempre fornito amidi e zuccheri per la produzione brassicola. 

La recente rivoluzione birraria artigianale ha poi condotto i mastri birrai a valorizzare con la loro creatività gli ingredienti tipici dei loro territori, cereali in primis: il riso è così entrato da protagonista nelle ricette dei microbirrifici delle aree vocate alla sua coltivazione, come il Piemonte in Italia o la Camargue in Francia.

Come nasce Soraya di Baladin

Ma cosa dona il riso in una birra? La differenza rispetto ad orzo, frumento o avena non sta tanto nell'impatto gustolfattivo quanto nella consistenza e nel corpo: il riso è meno proteico e, quindi, il suo impiego in birrificazione conduce a una maggiore secchezza e leggerezza della bevanda. In Giappone è, infatti, nata la categoria delle dry beer: lager chiare che, a parità di grado alcolico, risultano più secche e leggere delle omologhe europee o americane.

Baladin, produttore in prima fila nella costruzione e valorizzazione di una filiera produttiva nazionale e locale, non poteva certo rimanere estraneo al richiamo delle risaie e dei loro frutti. Soraya è nata nel 2023 per festeggiare i primi dieci anni della più piccola tra i figli di Teo Musso e, in affinità all'ascendenza esotica del nome, onorare un ingrediente che unisce nel profondo due continenti e le loro diverse culture.

Nasce come birra estiva, originale, dalla fascinazione esotica, anche se il suo DNA è al 100% piemontese: il riso Carnaroli vercellese incontra in sala cotte l'orzo coltivato a Piozzo, a pochi passi dal birrificio, nonché luppoli delle piantagioni di Piozzo e Busca. Soraya coniuga il corpo leggero portato in dote dal riso ai fragranti profumi regalati dall'aggiunta di petali di rosa e di una sapiente miscela di erbe aromatiche e botaniche.

Proposta nel formato da 75 cl al fine di valorizzarne il potere conviviale, va versata in un calice a tulipano e servita a una temperatura tra gli 8°C e i 10°C, al fine di apprezzarne al meglio le sorprendenti sfumature gustolfattive.

Degustiamo virtualmente insieme Soraya

Dal colore dorato pieno increspato da una leggera velatura che deriva dall'assenza di filtrazione, Soraya è sormontata da una schiuma crepitante, candida, abbondante, fine e di buona persistenza. L'aspetto visivo più curioso è l'abbondante perlage che sale a catenelle fitte e ricorda più uno spumante metodo classico che una birra: l'utilizzo di un lievito enologico a fianco di uno birrario è un'altra delle sue originalità.

Il bouquet regala dal primo istante evidenti e nette evocazioni di rosa a fianco di altre fragranze rinfrescanti come gelsomino, pepe bianco, zenzero, scorza d'arancia e di bergamotto. Qualche secondo di permanenza nel bicchiere permettono a Soraya di rivelare anche una vena più calda con sentori maltati di crosta di pane e un tocco di marmellata d'arance affettate.

Il sorso rivela una carbonazione molto vivace e persistente ma fine, ancora una volta affine ad un metodo classico, e un corpo snello ma adeguato a sostenere tutte le componenti gustative. L'iniziale dolcezza ricorda il miele di zagara e la scorza d'arancia candita, ma è presto bilanciata da uno spunto acidulo e agrumato, con una chiara sensazione di bergamotto ai lati della lingua, nonché da una percepibile sapidità che precede l'intenso flavour di rosa, dominante con la sua eleganza su tutta l'arcata palatale.
 
Il finale è delicatamente amaro con ricordi di pompelmo rosa e una suggestiva nota tannica e terrosa da tè nero all'arancia, prima di un ritorno della rosa nel retrolfatto, mentre il tenore alcolico viene mirabilmente bilanciato dalla freschezza.

A tavola può accompagnare un classico aperitivo con tartine miste, un pic-nic con torte salate e frittate di verdura, una fantasia di sushi e sashimi o anche una cheesecake agli agrumi.

 

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