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Degustazione di birra Baladin: parliamo di Nora

Scritto da Simonmattia Riva | 20-apr-2021 13.05.00

Articolo a cura di Simonmattia Riva, Biersommelier

 

Nessun popolo potrebbe essere più gioioso, vivace e di infantile semplicità degli antichi egizi, che amavano la vita con tutto il loro cuore e traevano la più profonda gioia dalla loro mera esistenza. (Heinrich Brugsch Bey)

Se la filosofia di vita degli antichi Egizi, devota all'innocenza del divenire e senza alcuna presenza dei concetti tragici di colpa e peccato, ci è oggi veramente difficile da attingere, un altrettanto arduo sforzo è immaginare aromi e sapori delle birre, da loro chiamate zythum, con cui il popolo del Nilo si dissetava abbondantemente.

 

Birre speziate senza luppolo?

Una delle poche certezze che possiamo avere a riguardo era l'assenza di luppolo: il verde rampicante, infatti, non cresce nel caldo clima egiziano e il suo uso come aromatizzante per le birre si affermerà solo nell'Alto Medioevo in Europa Centrale.

Niente pungenti profumi erbacei, dunque, e una minore incidenza del gusto amaro, specie a fine sorso: le birre egizie saranno sicuramente state aromatizzate con datteri, miele, frutti, agrumi con le loro scorze, erbe officinali, radici e spezie di cui la valle del Nilo era ricca.

Nora Baladin, dedicata da Teo Musso alla madre di Isaac e Wayan, nasce proprio dalla suggestione, evocata dalle origini berbere della musa ispiratrice, di ricreare una birra come quelle sorseggiate all'epoca dei faraoni.

Baladin Nora: analisi visiva

Il colore è la prima forte suggestione che Nora ci regala: dopo aver compiuto il rito della rimozione della ceralacca che incapsula il tappo in sughero, verseremo il liquido in un calice a tulipano, un Teku, o in uno snifter, i bicchieri più adeguati ad apprezzarne il caleidoscopio dei profumi, e i nostri occhi assisteranno ad una cascata di ambra.

La tonalità cromatica di Nora ricorda infatti in modo sorprendente la preziosa, affascinante e traslucente resina fossile che i mercanti egizi commerciavano in tutto il Mediterraneo; l'assenza di microfiltrazione lascia la birra naturalmente opalescente mentre la schiuma color avorio è lieve e poco duratura come una nuvola estiva.

Ciò non sorprende il degustatore esperto perché il luppolo, di cui Nora è quasi priva (“quasi” perché la legge italiana impone di aggiungerne una sia pur minima quantità per poter chiamare una bevanda “birra”), è uno dei principali artefici della tenuta e persistenza della schiuma di una birra più...ordinaria di questa.

Baladin Nora: analisi olfattiva

All'olfatto, la prima sollecitazione donata da Nora è balsamica: ricorda lo zenzero grattugiato fresco, i semi di coriandolo e l'incenso, una suggestione quest'ultima che deriva dalle preziosi resine etiopi con questa birra è aromatizzata.

Dopo qualche secondo il panorama aromatico cambia completamente, aprendosi a calde e nette sensazioni di albicocca matura con un lieve accenno di banana puntellato da una scorza di arancia vaniglia; se ripetiamo l'olfazione dopo qualche minuto di permanenza della birra nel bicchiere, magari dopo averne gustato i primi sorsi, l'albicocca estiva avvertita in precedenza sarà trasmutata nel frutto disidratato, la scorza d'arancia si sarà sciolta in miele di zagara e apparirà chiaro il profumo di dattero al naturale, non glassato.

Baladin Nora: analisi degustativa

Il sorso fa subito apprezzare una vivace frizzantezza, necessaria a snellire la notevole dolcezza che ben presto avvolge la lingua ed è colorata di albicocca e cachi maturi, miele d'agrumi e arancia dolce.

Ogni mastro birraio sa che il gusto dolce seduce ma va bilanciato ed è qui che si mette in scena la peculiarità di Nora: ove ordinariamente è l'amaro dei luppoli a contrastare la dolcezza dei malti, in questa birra egizia sono spezie e resine ad assumere di sé questo imprescindibile compito.

Già sul medio palato, infatti, le punte di radice di zenzero e semi di coriandolo già avvertite al naso offrono rinfrescanti pennellate che chiamano subito un nuovo sorso e preludono al sorprendente finale in cui se l'amaro è, come atteso, quasi assente, assoluta protagonista è una profonda vena balsamica, gemellata con la prima suggestione nasale, che cancella completamente la dolcezza del primo sorso lasciando giusto il ricordo necessario per averne nostalgia mentre solletica gola e retrolfatto con un'aura fresca e quasi piccante che ricorda il pan masala, il variabile mix di spezie e foglie essiccate, lievemente psicoattivo, che tinge dei suoi vivace colori i bazar indiani e viene spesso servito alla conclusione del pasto.

Nora è da gustare, oltreché sola, anche in abbinamento, magari con un profumato cous cous per andare alle radici della sua essenza.